Il lupo, l’uomo e lo specchio

Pochi animali hanno affascinato – e continuano ad affascinare – l’uomo quanto il lupo. Bisogna però precisare che il lupo e la concezione che abbiamo di esso sono tutt’altro che coincidenti. Spesso la nostra opinione è compromessa da preconcetti: pensiamo di sapere tutto ciò che lo riguarda, diamo ai suoi comportamenti significati che appartengono solo alla nostra psicologia. Per moltissimo tempo il lupo ha giocato il ruolo di “specchio” delle nostre emozioni (per lo più negative, in quanto nostro competitore nella dura lotta per la sopravvivenza e per la conquista della cima della catena alimentare): malinconia, paura, aggressività, persino cattiveria. In realtà, questo animale è sfuggente e per molti aspetti ancora sconosciuto.

I lupi nella mitologia

Non è superfluo partire da alcune delle storie più antiche che l’uomo si è raccontato per spiegare i misteri del mondo attorno a lui. Di seguito ho selezionato tre esempi significativi appartenenti a tre diverse culture.

Mitologia Romana: la Lupa

Partiamo da quella più vicina a noi. Secondo la leggenda, Romolo e Remo, figli della vestale Rea Silva e del Dio Marte, vengono ritrovati dalla lupa in un’ansa del Tevere. La lupa, che ha perso i suoi cuccioli, li salva e li allatta. Secondo un’altra versione, con il termine ‘lupa’ si indicherebbe in realtà una prostituta (prostitute=lupae, lupanari=bordelli). Perché le prostitute venivano chiamate ‘lupe’? Il termine si rifà all’antica figura della ‘prostituta sacra’, legata alla Dea Lupa, una divinità simile alla Grande Madre (simbolo primordiale della fertilità, tra le altre cose). Sopravvissuto all’antica pratica che indicava, è stato semplicemente adottato per indicare le prostitute in generale.

Tutte le civiltà hanno umili origini, ma nessuna può accontentarsi della realtà: e qui entra in gioco l’intervento divino. Nel caso dei romani, si opta per il Dio della Guerra (e, più alla lontana attraverso Enea, Afrodite/Venere). Non più pastori, ma conquistatori. Sembra che il lupo fosse un animale sacro a Marte, probabilmente per il fatto di essere un predatore tra i più efficienti (per la gioia dei padroni di pecore, galline, ecc.). Potrebbe anche darsi che i romani abbiano scelto il lupo proprio per esorcizzare la paura dell’animale stesso (un po’ come Batman?).

Detto questo, guardando l’immagine della Lupa Capitolina non si percepisce tutta questa velleità: vediamo una lupa che allatta due bambini. Un’immagine materna, che mi ha sempre ispirato tenerezza. Oggi, potendo constatare l’esistenza di casi di predatori mostratisi compassionevoli nei confronti delle proprie prede, la Lupa potrebbe assumere un nuovo significato, paradossalmente più attinente alla realtà di quelli dietro la sua ideazione.

Mitologia Norrena: Fenrir

Nell’Edda in prosa e nell’Edda poetica – principali fonti di questa ricchissima mitologia – compaiono diversi lupi. Il più importante di questi è sicuramente Fenrir. Il gigantesco figlio di Loki, incatenato per paura di non riuscire a controllarlo, è destinato a divorare Odino alla fine dei tempi (ops! Spoiler!). Certo, se tieni incatenata una bestia per gran parte della sua vita non è difficile immaginare che potrebbe essere un filino furiosa…

E infatti questa creatura è simbolo di forza irrefrenabile, di ferocia, di vendetta, di odio. Tutte cose che riguardano più l’animo umano che la reale natura del lupo. Ma le stesse qualità che ci fanno pensare a lui come malvagio probabilmente erano per i credenti un esempio di coraggio e onore, degno del Valhalla.

La figura di Fenrir (come buona parte della mitologia norrena) ha avuto un grande successo nella cultura popolare contemporanea. Alcuni esempi sono il lupo Carcharoth di Tolkien ne Il Silmarillion, il lupo mannaro Fenrir Greyback di Harry Potter, alcune evocazioni (e la moto di Cloud!) nella saga di Final Fantasy, e il Fenrir nel Thor della Marvel. Purtroppo, questo ha anche significato una diffusa superficialità nell’attingere a questa cultura, spesso senza interrogarsi sulle motivazioni dietro la loro creazione.

Mitologia Mongola: il Lupo Azzurro

Le origini del popolo mongolo sono narrate nella leggenda del Lupo Azzurro (o ‘Blu’, ‘Blu-grigio’ o ‘Celeste’), rappresentante il Cielo, e della Cerva Fulva, rappresentante la Terra (le versioni più complete che ho trovato di questo mito: articolo di “la Repubblica” e articolo di Mongolia.it). Il lupo, dunque, è sacro poiché identificato con il dio del cielo blu Tengri, ma anche in quanto rappresentazione degli antenati. Gengis Khan è soprannominato ‘il Lupo’, e i mongoli si sono spesso identificati con esso, persino ai giorni nostri, con il lupo quasi in via di estinzione e il paese sottomesso alla Cina e costretto a uniformarsi ad essa.

Forza, astuzia, nobiltà, rispetto, saggezza: il lupo sembra incarnare tutti i valori che il popolo mongolo ritiene importanti.

Libri

Veniamo ora alla consueta selezione di opere. Un avvertimento: la seguente lista è molto sbilanciata verso la nostra versione del lupo, essendo per la maggior parte destinate più all’intrattenimento che alla conoscenza scientifica.

Per una conoscenza più completa dell’argomento, è utile cominciare con qualche saggio, disposti dal più generico e obiettivo fino al ritratto più personale e intimo.

Saggi

Lupi e uomini di Barry Lopez (Piemme)

Quello di Lopez – importante naturalista americano, che con questo libro ha vinto il National Book Award per la saggistica – è dotato di un perfetto equilibrio fra scorrevolezza ed esaustività. I primi capitoli sono incentrati sulla descrizione scientifica dell’animale. L’autore, successivamente, si sofferma sulla percezione del lupo tra i nativi americani (in particolare quelli stanziati in America del Nord) e sulle somiglianze nel loro stile di vita – quello del cacciatore. Infine, propone uno sguardo sulla convivenza fra uomini e lupi e una panoramica dei vari miti.

lupolopezSimbolo spirituale per i nativi indiani, cacciatore alla pari per gli eschimesi, ricettacolo di paure irrazionali per molti popoli, il lupo occupa un posto speciale nel nostro immaginario. Da sempre il suo rapporto con l’uomo è contraddittorio e complesso, fatto di paura e di ostilità, ma anche di sorprendenti affinità. Con grande competenza, sensibilità e passione, Barry Lopez traccia un ritratto inedito […] e ci conduce alla scoperta dei suoi comportamenti, della sua psicologia, della complessa struttura sociale del branco e del difficile rapporto con l’uomo. Ne emerge un quadro a tutto tondo, dedicato a uno degli animali più temuti, perseguitati e affascinanti che popolano la terra.

La saggezza dei Lupi. La mia vita con il branco di Elli H. Radinger (Sperling & Kupfer)

Un’opera che offre un quadro più ravvicinato, restituendo a questo meraviglioso animale la profondità che è propria di ogni essere vivente, e che l’uomo tende spesso a negare. In passato si pensava che gli animali non avessero un’anima. Si sbagliavano di grosso.

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Predatori aggressivi, insaziabili, violenti. Questa è l’immagine che le saghe e le dicerie popolari tramandano dei lupi. Nulla di più sbagliato: sono animali molto simili a noi, tra i pochi a consolidare i legami famigliari e a nutrire un forte senso di comunità. La vita del branco si basa su un delicato equilibrio e tutti cooperano per mantenerlo. Si prendono cura dei piccoli, organizzando veri e propri turni di «baby sitter», portano cibo ai compagni feriti, gestiscono con intelligenza i conflitti e si affidano all’esperienza degli anziani. Sono capaci di grandi gesti d’amore, come Stoney, un capobranco che si è lasciato morire vicino al luogo dove era stato ritrovato il corpo della sua compagna. Sanno adattarsi prontamente ai cambiamenti, sviluppano una profonda simbiosi con l’ambiente e persino con altre specie. I corvi sono per loro quasi animali domestici, crescono insieme e si spartiscono le prede. È per questo che, al termine di una sfortunata battuta di caccia, una lupa ha sentito il desiderio di seppellire il suo amico alato. Elli H. Radinger, che da venticinque anni studia il comportamento dei lupi, ha potuto vedere la loro generosità e la loro saggezza. In questo libro, denso di storie straordinarie e osservazioni dirette, ha raccolto le grandi lezioni di vita di questi animali: la voglia di giocare, il bisogno di tenerezza, la pazienza, la resilienza e la capacità di adattamento. Un racconto intenso e toccante in cui i lupi ci insegnano a essere molto più umani.

Il lupo e il filosofo. Lezioni di vita dalla natura selvaggia di Mark Rowlands (Mondadori)

Un libro di riflessioni nate dalla strana e intensa convivenza dell’autore – un professore di filosofia – con un lupo.

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Mark Rowlands, giovane e inquieto docente di filosofia in un’università americana, legge per caso su un giornale una singolare inserzione, si incuriosisce e risponde. Qualche ora dopo è il padrone felice di un cucciolo di lupo, a cui dà nome Brenin (“re” in gallese antico). Per undici anni, sarà lui la presenza più importante nella vita del professore, che seguirà ovunque: assisterà alle sue lezioni acciambellato sotto la cattedra, incurante degli iniziali timori e del successivo entusiasmo degli studenti, ne condividerà avventure, gioie e dolori, lo accompagnerà nei suoi spostamenti dall’America all’Irlanda alla Francia, dove Mark si trasferisce dopo aver troncato quasi ogni legame con i suoi simili. E sarà, soprattutto, una fonte continua di spunti di riflessione e idee filosofiche perché, contrariamente allo stereotipo che ne fa un emblema del male, […], il lupo è per Rowlands metafora di luce e di verità, la guida per un viaggio interiore alla scoperta della propria più intima e segreta identità: “Il lupo è la radura dell’anima umana… svela ciò che rimane nascosto nelle storie che raccontiamo su noi stessi”. La sua natura selvaggia e indomabile, infatti, rivela a chi gli sta accanto un modo di vivere e di fare esperienza del mondo non solo radicalmente diverso da quello degli uomini, ma forse anche più autentico e appagante perché immune da doppi fini, da ogni atteggiamento di calcolo e manipolazione.

P.S. Sì, le copertine sono praticamente uguali, ma le ho inserite per evidenziare quanto iconica sia diventata l’intensità del loro sguardo.

Se siete interessati alla situazione dei lupi in Italia, potreste trovare utile leggere il libro di Marco Albino Ferrari, ovvero La via del lupo. Nella natura selvaggia dall’Appennino alle Alpi (Laterza).

Il lupo nel romanzo

Il richiamo della foresta di Jack London

Sarebbe inconcepibile non citare almeno una delle opere di questo autore straordinario (tra i miei preferiti in assoluto). La mia scelta è ricaduta su Il richiamo della foresta: la storia del cane Buck che, trascinato in varie disavventure contro la sua volontà, abbandona progressivamente il mondo degli uomini per riscoprire la vita selvaggia mi è sembrata la più adatta ai nostri tempi.

Il Totem del Lupo di Rong Jiang (Mondadori)

Rinominato L’ultimo lupo dopo l’uscita del film di Jean-Jacques Annaud (anche se in realtà il titolo originale rispettava quello del romanzo), il libro è caratterizzato da una grande quantità di racconti e leggende sui lupi. Queste storie accompagnano passo passo la vicenda di Chen Zen, ragazzo cinese immerso all’improvviso nelle tradizioni dell’orgoglioso popolo mongolo. Purtroppo nel film tutto questo folklore manca, rendendo l’opera abbastanza scarna e priva di molto del suo fascino, ma comunque importante per il sostegno palesato da Annaud alla causa della tutela del lupi grigio della Mongolia.

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Cina, anni ’60. All’inizio della Rivoluzione Culturale, il giovane Chen Zen lascia Pechino per “educarsi al lavoro” nella Mongolia Interna ed entrare in relazione con le popolazioni locali poco inclini ad assoggettarsi ai principi che informano il nuovo governo cinese. […] Sullo sfondo delle crescenti tensioni con l’esercito sovietico, Chen Zen entra così per la prima volta in contatto con un mondo ancestrale in cui le dimensioni del sacro e del soprannaturale permeano ogni cosa, compresa la quotidiana e delicata relazione con i lupi, i grandi predatori che contendono all’uomo la supremazia in quell’inospitale territorio. A lui, rappresentante del governo cinese e del mondo moderno, si imporranno scelte difficili, talvolta drammatiche, da cui emergerà profondamente mutato. Nato dall’esperienza diretta dell’autore, vissuto per undici anni nella Mongolia Interna, il romanzo è frutto di un lavoro di studio trentennale nel quale leggenda, storia e avventura si fondono per dare vita a un’opera intensa e controversa […]. Jiang Rong è lo pseudonimo di un intellettuale dissidente di cinquantotto anni, professore universitario di economia politica a Pechino.

I lupi nel fantasy

Occhi-di-Notte (Trilogia dei Lungavista, Trilogia dell’Uomo Ambrato e Trilogia di Fitz e del Matto, Robin Hobb, Fanucci Editore)

Spesso, nelle storie di Robin Hobb, gli animali ricoprono ruoli importanti e sono caratterizzati bene quanto i personaggi umani. Altre volte sono protagonisti di appena qualche pagina, ma il loro contributo porta la narrazione a un altro livello. In ogni caso, alcune delle scene e delle riflessioni più profonde e toccanti di tutta la saga si concentrano su di loro.

Il lupo Occhi-di-Notte è uno dei migliori personaggi mai usciti dalla penna di Robin Hobb. Compagno nello Spirito (capacità che permette ad alcuni uomini di instaurare un legame con un animale, permettendo loro una specie di comunicazione telepatica) del protagonista, FitzChevalier, Occhi-di-Notte è una creatura fiera e intelligente, ma anche leale e amorevole. La sua saggezza pragmatica, sempre più marcata nel corso del tempo, diventa un elemento fondamentale per Fitz: lo guida, gli ricorda chi è quando si sente perso, e gli impedisce di fare passi falsi (almeno quando gli dà retta).

Lupo (Cronache dell’Era Oscura, Michelle Paver, Mondadori)

Un’altra saga – già trattata in questo blog – dove gli animali ricoprono un ruolo determinante. Lupo e Torak – un ragazzino rimasto orfano e senza tribù – faticano a trovare posto tra le loro rispettive specie, nonostante i numerosi tentativi. Solo insieme si sentono completi, e questo li spinge a cercare sempre di ritrovarsi. Il loro modo di comunicare è fatto di comportamenti (movimenti, posizioni e suoni) che agli altri risultano incomprensibili, ma che li rendono un vero e proprio branco.

Anche a Lupo è riservata una crescita personale complessa. Il suo legame con Torak lo sostiene, è il cardine della sua intera esistenza, ma allo stesso tempo finisce per creargli problemi e perplessità.

Interessante osservare un parallelismo nelle vite delle due autrici: entrambe possono vantare una conoscenza diretta degli animali selvatici, in particolare dei lupi. Il che mi fornisce l’opportunità di ribadire l’importanza di documentarsi seriamente prima di cominciare a scrivere.

Cinema e animazione

Balla coi Lupi (1990)

bclcIl film, diretto e interpretato da Kevin Costner, si ispira all’omonimo romanzo di Michael Blake. Nel 1991 ha vinto sette Oscar: Miglior film, Miglior regia, Miglior sceneggiatura non originale, Miglior fotografia, Miglior montaggio, Miglior colonna sonora e Miglior sonoro.

Come dimenticare Due Calzini? Il rapporto di fiducia che pian piano instaura con John Dunbar ci regala alcune delle sequenze più belle di tutta l’opera. Il destino del povero lupo è un inno all’amicizia, che riverbera nelle parole di Vento nei Capelli, quando alla fine del film grida a John: “Lo capisci che ti sono amico? Lo capisci che sarai mio amico per sempre?”.

Principessa Mononoke (1997)

Capolavoro dello Studio Ghibli (ne approfitto per citarne il sito, in lingua italiana, davvero ricco di informazioni e approfondimenti) diretto da Hayao Miyazaki, Principessa Mononoke è un’opera di grande complessità, dove le tematiche ecologiste si scontrano con l’indifferenza dell’uomo per il fragile equilibrio della natura.

San, la ragazza-lupo, viene cresciuta da Moro, un’imponente Dea-lupa dal manto candido che odia visceralmente gli umani a causa della devastazione che portano. Combatte senza risparmiarsi per proteggere i suoi figli e la sua casa, ed è protagonista della sequenza più violenta e impressionante di tutto il film.

Una menzione particolare merita il Dio della Foresta (o Dio-Cervo), probabilmente ispirato alla figura del Signore degli Animali, garante del “patto” tra cacciatore e preda, sempre presente nelle tradizioni dei popoli nomadi e cacciatori. Potete trovarne una descrizione accurata nel libro di Barry. Inoltre, il patto è ben rappresentato nella saga della Paver, incentrato sulla vita e sulle leggi delle tribù preistoriche.

Wolf’s Rain (2003)

Anime molto particolare dello studio Bones (Fullmetal Alchemist, Eureka Seven), purtroppo poco conosciuto. Una favola malinconica venata di steampunk e ambientata in un mondo di ghiaccio, dove le persone vivono in città racchiuse in grandi cupole. In questo contesto prossimo al collasso si muove un piccolo gruppo di lupi, tra gli ultimi sopravvissuti allo sterminio sistematico della loro specie. Per sfuggire alla morte hanno imparato a ingannare l’occhio umano: a parte alcuni casi, chiunque posi lo sguardo su di loro vede dei comuni esseri umani. I nostri protagonisti sono intenzionati a raggiungere il Rakuen, una mitica terra promessa dove solo i lupi possono vivere. Il loro viaggio li costringerà ad assistere alla decadenza dell’umanità e del mondo attorno a loro, oltre che a fronteggiare l’odio viscerale dei loro inseguitori (il cacciatore Quent e il nobile Darcia III).

wrc-2Wolf’s Rain è senza dubbio debitore di Cowboy Bebop per quanto riguarda l’esperienza di alcuni elementi del suo staff: esempi lampanti sono Yoko Kanno per la colonna sonora e Keiko Nobumoto per la sceneggiatura. Importante – ai fini di questo articolo – è evidenziare la grande cura messa nell’animazione dei lupi, frutto di un serio studio sul comportamento e sulle loro reali movenze.

Si può fare un interessante collegamento tra la mitologia mongola e la storia di Kiba e compagni: nel mondo di Wolf’s Rain, infatti, gli uomini discendono dai lupi, proprio come nella leggenda del Lupo Azzurro e della Cerva Fulva.

Di questo anime esiste anche una trasposizione manga, al momento sicuramente più reperibile, sebbene a mio modesto parere non allo stesso livello della serie animata.

E sono dieci articoli. Ebbene sì, sono ancora viva!

3 pensieri riguardo “Il lupo, l’uomo e lo specchio

  1. Il lupo ha sempre stimolato l’immaginazione dell’essere umano, suscitando ammirazione, amore, adorazione, ma anche timore e addirittura odio. Il tuo elenco è molto interessante, ti consiglio “L’occhio del lupo” di Daniel Pennac. In passato, ho scritto un articolo sulla licantropia (miti e leggende)intitolato “Licantopi e lupi mannari, pericoli pelosi” e ho anche scritto vari articoli dedicati al vecchio GDR “Licantropi: Apocalisse”, non esitare a dare un’occhiata! Continua così, Netsuna!

    Piace a 1 persona

    1. Grazie per il tuo incoraggiamento!
      Durante le mie ricerche ho incontrato il libro di Pennac. Mi sembra davvero interessante. Sarebbe perfetto per cominciare a leggere qualcosa di questo autore.
      Mi piacciono molto le leggende sui licantropi, li leggerò sicuramente!
      P.S. Il titolo “Licantropi e lupi mannari, pericoli pelosi” è fantastico.

      Piace a 1 persona

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