Hiroshima e Nagasaki. Necessary Evil?

Sapevamo che il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Alcuni risero, altri piansero, i più rimasero in silenzio. Mi ricordai del verso delle scritture Indù, il Baghavad-Gita. Vishnu tenta di convincere il Principe che dovrebbe compiere il suo dovere e per impressionarlo assume la sua forma dalle molteplici braccia e dice: “Adesso sono diventato Morte, il distruttore dei mondi.” Suppongo lo pensammo tutti, in un modo o nell’altro.

Robert Oppenhaimer

6 agosto 1945. Ore 8.15. Il mondo è cambiato. Un solo bottone, una sola bomba, bastano a radere al suolo un’intera città. Appena tre giorni dopo, il 9 agosto, ore 11.02, ancora un bottone, ancora una bomba, e un’altra città viene cancellata. In due soli giorni, muoiono tra le 100 000 e le 200 000 persone. Nei mesi, negli anni, nei decenni successivi, molti dei sopravvissuti periranno a causa delle radiazioni assorbite, o saranno costretti a vivere ai margini della società giapponese, come appestati.

1947. Due anni dopo, la rivista Bulletin of the Atomic Scientists istituisce l’Orologio dell’Apocalisse, un orologio metaforico, dove la mezzanotte rappresenta la Guerra Atomica. Al momento della sua creazione, viene impostato a soli 7 minuti dalla mezzanotte.

Nei decenni successivi, nuove bombe atomiche vengono costruite e testate. Durante la Guerra Fredda, gli arsenali nazionali si riempiono al punto di poter distruggere il mondo intero.

Pochi giorni fa, in Russia, sul Mar Bianco, è avvenuta un’esplosione nucleare durante un test missilistico. La radioattività è di molto superiore alla norma, ma le dichiarazioni ufficiali restano ancora vaghe.

Sul cenotafio del Parco della Pace di Hiroshima è inciso: “Riposate in pace, perché questo sbaglio non sarà ripetuto”.

La riflessione, questa sconosciuta

In Italia, gli anniversari dei due bombardamenti atomici passano quasi sempre inosservati, almeno per i più. Alla tv, i telegiornali mostrano i filmati della Cerimonia di Commemorazione in Giappone, qualche canale di storia rispolvera uno o due documentari. Nelle librerie (ma solo nelle migliori), si dedicano alcuni scaffali a quei volumi che durante il resto dell’anno non riusciresti a trovare neanche se ispezionassi tutte le librerie della tua città.

Fine.

Certo, su internet si trovano tutte le informazione possibili, fortunatamente, ma lì restano se la riflessione comune non viene stimolata. Alla luce di questo, il grande lavoro dietro al Giorno della Memoria (27 gennaio), istituito per commemorare le vittime della Shoah, è esempio lampante di quanto possano essere utili gli anniversari, specie per le nuove generazioni.

Personalmente ho letto e guardato con avidità qualunque libro o documentario su Hiroshima e Nagasaki mi sia capitato a tiro sin da quando, alle medie, lessi il racconto di una sopravvissuta (una bambina, quando venne sganciata la bomba).

Ecco, allora, qualche mia personale osservazione, che non ha altro obiettivo che quello di fornire qualche spunto di riflessione.

Necessary Evil

Dal soprannome di uno dei bombardieri che accompagnarono l’Enola Gay, con il compito di documentare l’operazione. Il termine “male necessario” è più che azzeccato per riferirsi al dibattito sull’uso della bomba atomica, ed in effetti la prima frase che sorge alla memoria è quella che gli americani (ma in genere, anche molti storici) usano più spesso: Hiroshima e Nagasaki sono state necessarie per porre fine alla guerra prima che altre migliaia di vite americane fossero sacrificate per costringere il Giappone alle resa.

Ma erano davvero necessarie? La risposta che mi sono data è no.

Non fraintendete, non voglio sollevare polemiche sul riferimento alle vite americane: qualunque Stato si preoccupa (si spera) dei propri soldati. Non sta ad esso preoccuparsi dei soldati altrui. Per quanto riguarda i civili, sarebbe bello poter dire che le cose stanno diversamente…

Quello che in qualche modo stona in quella frase, oltre al fatto di essere stata detta e ripetuta all’infinito con parole quasi identiche da ogni sostenitore della tesi del male necessario – quasi fosse una direttiva cui attenersi per far morire sul nascere qualsiasi altra valutazione – è il fatto che la stessa amministrazione Truman fece ogni sforzo possibile per tenere il popolo americano all’oscuro della reale portata dell’attacco, e degli effetti sulla popolazione sopravvissuta. Senza scomodare uno storico, non ci vuole molto per immaginare che la verità avrebbe suscitato orrore e qualche dubbio sulla necessità di usare l’atomica. E addio carriere politiche e militari.

Alcuni affermano che nemmeno gli americani erano a conoscenza delle conseguenze dello sgancio delle atomiche. Ma questa, se permettete, è solo colpa loro: se pensi di sganciare una nuova super bomba sulle teste di migliaia di persone senza conoscerne il reale potenziale distruttivo, come puoi pensare di usarla senza prima studiarla con la dovuta attenzione?

Altro punto importante: la quasi totalità delle vittime erano civili, soprattutto donne, bambini e anziani. Per quanto indottrinata, una popolazione impoverita e stremata non può nuocere a soldati addestrati e armati. Nemmeno la presenza di bersagli militari poteva giustificare una tale devastazione: è noto, infatti, che la scelta finale degli obiettivi (tra Kyoto, Hiroshima, Yokohama, Kokura e Nagasaki) fu influenzata dalle condizioni meteorologiche. Insomma, un po’ come tirare una moneta: non dà esattamente l’idea di obiettivi riconosciuti come assolutamente fondamentali per disarmare la forza militare nipponica. Argomento forse più rivelatore è quello dell’impatto psicologico: è un triste leitmotiv della Seconda Guerra Mondiale quello di bombardare le città, massimizzando i danni sulla popolazione civile per spingere i governi alla resa. È stata una strategia usata praticamente ovunque, anche in Italia. Sulla sua efficacia su dittatori e militari ormai completamente slegati dalla realtà e assolutamente indifferenti alle sofferenze delle popolazioni, bé…

Crimine contro l’umanità?

“Se i tedeschi avessero gettato bombe atomiche sulle città al posto nostro, avremmo definito lo sgancio di bombe atomiche sulle città come un crimine di guerra e avremmo condannato a morte i tedeschi colpevoli di questo crimine a Norimberga e li avremmo impiccati.”

Léo Szilàrd

Trovo più adatta la definizione di crimine contro l’umanità, in quanto comporta una lesione alla dignità umana. Non solo la bomba ha sterminato civili innocenti, ma ha privato i sopravvissuti della percezione di sé stessi come esseri umani:

“… Poi arrivarono i superstiti. Camminavano come fantasmi: tenevano le braccia in avanti mentre la pelle cadeva a brandelli. Avevano addosso solo lembi di vestiti bruciati, erano così sfigurati, gonfi e ustionati da essere irriconoscibili. Alcuni avevano i capelli dritti sulla testa, erano quasi nudi, con i corpi così malridotti che non si capiva se fossero uomini o donne…”

Come se non bastasse, in quanto hibakusha, le loro vite sono state segnate per sempre:

“… chi sapeva del nostro passato aveva paura che fossimo sterili, o che avremmo messo al mondo dei disabili. La nostra vita non è mai stata normale, questa non è un’arma umana. Abbiamo convissuto con i controlli medici e visto gli altri soccombere al cancro uno dopo l’altro. In certi casi, come in quello di mio fratello, ci è voluto del tempo, ma è morto anche lui di cancro. Come gli altri.”

Qui trovate la testimonianza integrale di Keiko Ogura (quel giorno, a Hiroshima, aveva 8 anni), cui appartengono le due citazione sopra.

Fatta questa precisazione, possiamo chiederci come mai non sia stato riconosciuto come crimine contro l’umanità dal resto dei paesi democratici occidentali. Un crimine rimane tale a prescindere da chi lo compie, che sia americano o tedesco. No? Giusto, ma sappiamo tutti che la storia è scritta dai vincitori, e nessuno Stato occidentale – specie tra quelli ridotti in macerie dalla guerra – si sarebbe mai sognato di contrariare il proprio alleato più potente.

Ma dove non arriva lo Stato può arrivare la coscienza delle persone. Ed è dalla società civile che una condanna unanime potrebbe e dovrebbe arrivare, perché in quanto persone che credono che “tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità” (Costituzione degli Stati Uniti d’ America, detta anche “il boomerang”) non possiamo che condannare una “distruzione di massa”, anche se avvenuta in un paese nemico.

“Ha cominciato il Giappone, dovevano aspettarselo”

Non facciamo di tutta l’erba un fascio. Non tutti si riconoscono nei propri rappresentanti (se di rappresentanti si può parlare, specialmente nel Giappone militarista di quegli anni). A volte si nasce solo nel paese sbagliato.

Il governo giapponese. I capi dell’esercito. L’Imperatore Hirohito. Loro hanno dichiarato guerra agli Stati Uniti. Non i bambini di Hiroshima e Nagasaki. Alcuni di quei politici e militari si sono suicidati, altri sono stati giustiziati. L’Imperatore ne è uscito quasi indenne (privato dello status di divinità… ecco un modo di perdere qualcosa senza perdere niente). Ma nessuno di loro ha dovuto subire l’inferno in terra. I bambini di Hiroshima e Nagasaki, .

Passiamo ora a qualche materiale utile alla riflessione. Non è una lista completa, ma una selezione di opere che personalmente ritengo più rappresentative.

Libri e fumetti

Il gran sole di Hiroscima di Karl Brückner (Giunti)

Preferisco il titolo originale: Sadako Will Leben! (“Sadako vuole vivere!”), ma comprendo la necessità di includere Hiroshima nel nome per indicare subito al lettore il tema dell’opera. Si tratta dell’unico libro su questo argomento reperibile in qualunque periodo dell’anno. È quasi sempre presente nella sezione per i lettori più piccoli.

6248436La storia di Sadako, una bambina giapponese sopravvissuta all’esplosione nucleare di Hiroscima. Agosto 1945, Sadako ha 4 anni quando vede nel cielo di Hiroshima un bagliore così grande da sembrare un nuovo sole. Per la prima volta in un conflitto viene sganciata una bomba atomica sopra una città. Sadako e suo fratello Scigheo sopravvivono all’esplosione, ma porteranno addosso gli effetti malefici delle radiazioni.

Nagasaki. Memorie dell’atomica di Kyōko Hayashi (Gallucci)

81gt9+qmt5LQuattro racconti dell’autrice Kyōko Hayashi affrontano il trauma del bombardamento atomico di Nagasaki: la testimonianza di due ragazze adolescenti sorprese sul luogo di lavoro, il convivere dei superstiti con il terrore dell’esplosione, la contaminazione; infine, i giorni e gli anni successivi al bombardamento. Le impressioni e i pensieri di un tempo si uniscono alle informazioni ottenute nell’arco di trent’anni, alla denuncia dello stato di abbandono delle vittime e dell’oblio in cui questo avvenimento è sprofondato.

Le campane di Nagasaki di Takashi Paolo Nagai (Luni)

Descrizione un po’ lunga ma significativa. Non ho voluto tagliarla.

5903009_292066Pochi eventi hanno segnato in maniera così determinante il corso delle vicende umane: uno di questi è avvenuto la mattina del 9 agosto 1944, ore 11.02. Un enorme aereo americano, un B.29, sganciò una bomba nucleare sulla ridente pianura di Urakami, vicinissimo a Nagasaki. I risultati sono numeri scolpiti nella storia: quasi 100.000 morti dei quali 40.000 allo scoppio della bomba a 470 metri d’altezza, la temperatura al suolo raggiunse 9.000 gradi e l’onda d’urto viaggiò a 2000 metri al secondo: devastazione totale. Nonostante il monito della bomba atomica, i rumori della guerra rimbombano assordanti: con la minaccia atomica la “scelta finale” che un singolo uomo potrebbe fare schiacciando il famoso “bottone”, sarebbe totale: l’estinzione del genere umano. Nagai è un sopravvissuto a questo straziante e terribile avvenimento. Si salvò perché al momento dell’esplosione si trovava nel reparto di radiologia, schermato proprio contro le radiazioni. La sua esperienza è tremenda. Leggere le pagine nelle quali descrive il momento in cui hanno “avuto sulla pelle” gli effetti della bomba, è agghiacciante: è impossibile mantenere il respiro normale, senza il groppo in gola; un malessere terribile, di colpo, sovrasta e pervade in maniera totale il lettore, colpito lui stesso dall’onda d’urto della bomba. La cosa più sorprendente è la positività e la forza di aiutare il prossimo e di non lasciarsi abbattere, l’umanità che Nagai e i sopravvissuti, appena dopo lo sgancio della bomba ebbero, nell’aiutare e soccorrere chiunque avesse bisogno. Nessuna recriminazione, nessun pathos contro il nemico. Solo amore per il prossimo. Nonostante la drammaticità della testimonianza lasciataci dall’Autore, Le campane di Nagasaki è un libro di resurrezione, con una visione sul futuro dell’uomo così forte che lascia interdetto il lettore ancora oggi, a distanza settanta anni.

L’ultima vittima di Hiroshima. Il carteggio con Claude Eatherly, il pilota della bomba atomica di Günther Anders (Mimesis)

La coscienza dilaniata di un uomo che davvero meriterebbe di essere riconosciuto come vittima della bomba insieme a coloro che contribuì a sterminare. Un uomo che non ha voluto nascondersi dietro la consueta dichiarazione: “ho solo eseguito gli ordini”.

51vjeL2tcpL._SX320_BO1,204,203,200_Claude Eatherly, pilota e meteorologo, era un ragazzo texano di 27 anni quando ordinò lo sgancio della prima bomba atomica della storia, Little Boy, che colpì Hiroshima il 6 agosto 1945. Nonostante la giovane età, non era certo un dilettante: per quella missione vennero scelti i migliori piloti della U.S. Army Air Force, ed Eatherly aveva già dato prova del suo valore militare, abbattendo, nel corso della sua fulminante carriera, più di trenta aerei nemici. Dopo lo sgancio della bomba, tuttavia, lasciò l’esercito e rifiutò qualsiasi riconoscimento al valore da parte degli Stati Uniti. Compì anche maldestre rapine e altri piccoli crimini, con la speranza di trovare sollievo nel biasimo collettivo. Ma ciò non bastò a placare i suoi dilanianti sensi di colpa ed Eatherly venne internato in un ospedale psichiatrico. Fu in questo momento, quattordici anni dopo Hiroshima, che iniziò un carteggio con Günther Anders, il filosofo tedesco autore de “L’ uomo è antiquato”. Il risultato è questo libro: un commovente scambio epistolare tra Anders e un’anima persa, in cerca di un’espiazione tanto impossibile quanto necessaria. Dopo anni di assenza dalle librerie, torna disponibile una delle testimonianze più toccanti sul disastro che cambiò per sempre la coscienza collettiva.

Gen di Hiroshima, titolo originale Hadashi no Gen, di Kenji Nakazawa (001 Edizioni)

Delle ore immediatamente successive allo sgancio della bomba, quando le persone erano ancora intente a fuggire dalla città in fiamme, esistono pochissime foto. Forse è anche per questo motivo che le tavole del fumettista Nakazawa sono così dolorose da guardare: l’autore ci trasmette ciò che ha visto coi suoi stessi occhi, quasi fotogramma per fotogramma.

Imprescindibile.

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“Gen di Hiroshima” è una delle più intense e drammatiche testimonianze autobiografiche della catastrofe nucleare avvenuta a Hiroshima nel 1945, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il suo autore, poco più che bambino all’epoca, racconta la perdita della propria famiglia in seguito allo scoppio della bomba atomica e le conseguenze della catastrofe sulla popolazione giapponese. Tradotto in 17 lingue e adattato per il cinema e la televisione, il manga di Keiji Nakazawa oltre a fornire una cronaca spietata della disumana quotidianità del dopobomba, rappresenta un appassionato grido di ribellione contro ogni forma di conflitto.

Film e documentari

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poasterUscito nel 1974 (ovvero nel ventottesimo anniversario del lancio della bomba) il film di Kong Lung si concentra sulla seconda generazione di hibakusha. Molto particolare e poco conosciuto.

Ancora Gen di Hiroshima

Dall’opera di Nakazawa sono stati tratti tre adattamenti cinematografici (tra il 1976 e il 1980), due film d’animazione (1983 e 1986), e una serie televisiva di due episodi (2007), a dimostrazione della sua importanza.

Le campane di Nagasaki

film le campane di nagasaki

Film del 1952 basato sulla vita del celebre medico Takashi Paolo Nagai, soprannominato il Santo di Urakami. Specializzato in radiologia, convertito al cattolicesimo (Nagasaki era un importante centro del cristianesimo giapponese, se non il più importante), perse la moglie a causa del lancio della bomba e dedicò il resto della sua vita alla medicina, alla preghiera e alla ricerca della pace.

Hiroshima e Nagasaki: i giorni della bomba

Puntata di Ulisse. Il piacere della scoperta di Alberto Angela. Documentario realizzato per il settantesimo anniversario. Molto ben fatto e facilmente reperibile.

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