Tokyo Ghoul. Introduzione

<<Se ipoteticamente si dovesse scrivere un’opera con me come protagonista… si tratterebbe indubbiamente… di una tragedia>>.

Ken Kaneki

La città di Tokyo è sconvolta da innumerevoli casi di omicidi violenti. I responsabili appartengono a una nuova specie in cima alla catena alimentare: i ghoul. Queste creature cacciano e si nutrono di persone, ma il loro aspetto è quello di comuni esseri umani. Allo scopo di stanarli, è stato costituito il CCG (Ghoul Countermeasures Bureau, nella traduzione italiana Comando Investigativo Anti-Ghoul o Commissione per le Contromisure ai Ghoul), un’organizzazione formata da personale investigativo specializzato nel loro sterminio.

La trama non sembra particolarmente originale. Quanti vampiri/licantropi/zombie/demoni affollano l’attuale immaginario collettivo, nutrito da film, romanzi, fumetti e videogiochi più o (molto) meno riusciti? Quanti cacciatori di mostri/sopravvissuti più o meno sani di mente/esorcisti sgomitano ogni giorno per accaparrarsi la nostra attenzione?

Già, troppi. E questo è uno dei motivi principali per cui molti lettori hanno evitato o addirittura snobbato il lavoro di Ishida, non andando oltre il primo volume: sembra la solita roba, ma con un mostro con un nome “nuovo”.

In realtà Tokyo Ghoul (in Italia pubblicato da J-Pop) è riuscito a emergere da questo marasma proprio perché gli stereotipi che sembra rappresentare sono tali solo di facciata. Ma non è tanto semplice accorgersene all’inizio.

Novità!

Ho scritto più di quanto avessi prospettato per questo articolo su Tokyo Ghoul, troppo per essere contenuto tutto in un mio normale pezzo. Ecco perché questo sarà solo il primo di una (piccola) serie di articoli dedicati all’argomento. Ciò non significa che il prossimo post sarà per forza sul manga di Ishida: dipenderà tutto dall’ispirazione e dal tempo che riuscirò a ritagliarmi per scrivere o sistemare i testi.

Proseguiamo dunque con l’Introduzione.

Cos’é un ghoul?

Secondo antiche leggende di origine preislamica, i ghoul (o ghul, o anche gul) sono spiriti dall’indole aggressiva. Nel corso del tempo, la figura del ghoul viene man mano ripresa e alterata, fino a diventare una creatura femminile abitatrice di cimiteri e dedita alla necrofagia. Così appare nelle Mille e una notte e ritorna nell’universo lovecraftiano (perdendo però la connotazione esclusivamente femminile).

Il ghoul pensato da Ishida mantiene la caratteristica di nutrirsi di esseri umani (vivi o morti che siano), estremizzandola: non può mangiare altro. Il solo odore di un hamburger, o di una torta, lo fa stare male. L’unica eccezione è costituita dal caffé. In compenso, non ha necessità di mangiare ogni giorno, né di divorare una persona intera. Come procurarsi le vittime e in quali quantità dipende dall’indole del singolo ghoul.

Per quanto riguarda la caccia, può servirsi di un’organo predatorio (kagune) che, quando rilasciato, induce anche una modifica nella colorazione degli occhi (cioè pupilla rossa e sclera nera). Può inoltre vantare una forza e un’agilità di molto superiori a quelle umane.

I ghoul di Ishida possiedono quindi punti di forza e debolezza attentamente ragionati: non sono i soliti mostri invincibili che alla fine vengono regolarmente sconfitti dal protagonista con qualche dubbia trovata dell’ultimo minuto.

Incipit

Questo articolo sta diventando un po’ troppo serio per i miei gusti. Per fortuna, almeno i primi capitoli del manga offrono, a rifletterci bene, una vicenda abbastanza tragicomica.

Il protagonista della storia è Ken Kaneki, uno studente universitario di letteratura timido e introverso. Ha una cotta per la bella Rize Kamishiro, che però conosce solo di vista. Un giorno, per caso, i due si parlano e decidono di uscire insieme. Kaneki è felicissimo: ha un appuntamento con la ragazza dei suoi sogni.

L’uscita sembra andare alla grande: i due ridono e scherzano, camminando per le strade ormai buie della città, finché (sì, c’è sempre un finché)… Rize non lo morde. E si trasforma.

Era tutto un inganno, fin dal principio. Una trappola per isolarlo e renderlo vulnerabile. Ora sono predatore e preda. Il ghoul lo attacca, ferendolo gravemente e riducendolo in fin di vita. Sta per dargli il colpo di grazia, ma (sì, c’è sempre anche un ma)… all’improvviso delle travi di metallo le cadono addosso, schiacciandola. Il peggior appuntamento di sempre.

Kaneki viene soccorso e portato in ospedale. Il dottore incaricato dell’operazione capisce subito che la situazione è critica: alcuni organi interni sono irrimediabilmente compromessi. Occorre un trapianto, e subito. L’uomo decide allora di usare gli organi di Rize senza chiedere il consenso alla famiglia della ragazza.

Quando Kaneki riprende conoscienza, ormai non è più solo un essere umano.

Dopo questo breve incipit avrete sicuramente compreso una verità incontrovertibile: in questo manga la sfiga non solo ci vede benissimo, ma ce l’ha proprio a morte con tutti.

Il manga

Data la grande confusione generata dalle stagioni dell’anime (o come lo chiamo io: “Ahimè!”), credo sia opportuno soffermarsi un attimo sulla costruzione dell’opera originale. Qui sotto trovate una lista utile allo scopo:

Tokyo Ghoul: JACK

Piccolo prequel ancora inedito in Italia. Si tratta di una storia ambientata 12 anni prima rispetto all’opera principale, con protagonista un giovane Kishou Arima, futuro “Dio della Morte del CCG”. Già investigatore all’età di 16 anni, si finge un comune liceale per poter indagare su un pericoloso ghoul chiamato Lantern.

Tokyo Ghoul

Composto da 14 volumi, costituisce la prima parte della storia di Ken Kaneki. Tra i diversi archi narrativi sono inclusi: l’arco della Battaglia nella Circoscrizione 11 (detto anche arco di Aogiri), quello dell’indagine su Kano (in parte bellamente ignorato e in parte stravolto dall’anime) e infine l’attacco all’Anteiku.

Tokyo Ghoul:re

Sequel di Tokyo Ghoul, si compone di 16 volumi. È ambientanto due anni dopo il finale di Tokyo Ghoul e rappresenta la seconda parte della storia del nostro sfortunato Kaneki. Comincia con la presentazione della Quinx Squad e il Caso Torso. Gli archi narrativi più importanti sono: l’Operazione dell’Asta, l’Operazione di Sterminio della Famiglia Tsukiyama, gli archi alternati di Rushima e Cochlea, quello della Capra Nera e l’arco finale di Dragon.

Novels

Esistono alcune raccolte di racconti considerate canoniche, poiché ideate (e illustrate) da Ishida con il supporto di Shin Towada, a cui è affidata la scrittura. Bisogna dire che quest’ultima non è granché, ma non saprei dire se ciò sia da imputare a Towada o alla qualità della traduzione. Ad ogni modo, sono un piacevole compendio all’opera primaria. Quelle ambientate prima o durante gli eventi di Tokyo Ghoul sono:

  • Tokyo Ghoul Days [Hibi]
  • Tokyo Ghoul Void [Kuhaku]
  • Tokyo Ghoul Past [Sekijitsu]

Al momento, di Tokyo Ghoul:re esiste solo il seguente volume:

  • Tokyo Ghoul:re Quest

Artbooks

Immancabili nella vostra collezione se amate lo stile di disegno di Ishida.

Tokyo Ghoul [Zakki]: Belle illustrazioni e tante curiosità. Peccato davvero per il piccolo formato.

Tokyo Ghoul [Anime]: Contiene disegni dell’autore, immagini tratte dall’anime e qualche informazione. Interessante la sezione dedicata al tentativo (ignorato) di Ishida di dare un senso alla seconda stagione animata (chiamata √A e declassata a “non canonica” dopo l’uscita della terza).

Tokyo Ghoul Zakki:re: Le mie preghiere sono state ascoltate! Finalmente un artbook con le dimensioni di un artbook!

Videogiochi

Esistono anche diversi videogiochi dedicati al mondo di Tokyo Ghoul. La maggior parte sono per smartphone e non sono mai usciti dal Giappone, ma ne sono stati creati anche alcuni per console, decisamente più reperibili.

Il più particolare è sicuramente Tokyo Ghoul [Jail], videogioco di Bandai Namco per PS Vita che ha visto Ishida direttamente coinvolto. La trama si concentra sulle vicende di Rio, giovane ghoul incolpato, insieme al fratello, dell’Incidente di Jail, evento che ha causato la morte di diversi investigatori. Per scagionare sé stesso e il fratello, è alla ricerca del vero colpevole, il misterioso Jail. La sua strada incrocerà presto quella dei ghoul dell’Anteiku.

Di altre opere derivate (compreso l’ahi… anime) parleremo in un altro post.

Per ora è tutto. Felice 2021. Speriamo.

2 pensieri riguardo “Tokyo Ghoul. Introduzione

    1. L’anime ha parecchi difetti:
      Tutte le stagioni (specialmente le prime due) tendono a riassumere moltissimi capitoli in una sola puntata. Se pensi che un episodio di Attack on Titan copre al massimo 3 capitoli del manga, puoi immaginare come parecchi passaggi importanti siano stati saltati o modificati.

      La prima stagione, malgrado tutto, è quella che considero migliore per atmosfere e fluidità dell’animazione (specialmente negli ultimi episodi).

      La seconda stagione (√A) si distacca molto dal manga, diventando incoerente al limite dell’assurdo, e modificando nettamente il finale del manga.

      La terza e la quarta stagione (corrispondenti a Tokyo Ghoul:re) riprendono le vicende del manga, senza però tenere conto del cambio di finale in √A (lasciando quindi perplesse – se non in totale stato confusionale – le persone che seguono solo l’anime). Anche qui però dimostrano di non aver recepito il messaggio di Ishida: la psicologia dei personaggi, così curata nel manga, viene quasi totalmente ignorata, proponendo soluzioni veloci che li fanno apparire profondi come pozzanghere.
      In più devo dire che, personalmente, l’animazione quasi “a scatti” mi ha parecchio infastidita.

      Ovviamente non è tutto da buttare, ma fa riflettere il fatto che Ishida, nella sua lettera di ringraziamento ai lettori (presente nell’ultimo volume di :re), abbia citato l’anime solo per le musiche (in effetti davvero belle).

      Credo che il problema di fondo in tutto questo marasma sia il tentativo dello Studio Pierrot di trasformare in uno shonen (o addirittura in un battle shonen) un’opera che in realtà si avvicina più a un seinen (e in particolare al thriller psicologico), probabilmente per puntare a un target di spettatori più vasto.

      Approfondirò l’argomento in un articolo apposito. Ad ogni modo, se al momento non puoi reperire il manga, potresti guardare la prima stagione su VVVVID (ma all’arrivo di Juuzo Suzuya passa alla lingua giapponese con i sottotitoli! Il suo doppiatore italiano sembra che l’abbiano raccattato alla fermata dell’autobus, tanto danneggia il personaggio!), tenendo comunque presente che la storia originale è molto più profonda e strutturata.

      Perdona la risposta chilometrica!

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