Final Fantasy: The Spirits Within. Un film sottovalutato

ATTENZIONE: per chi non avesse mai avuto occasione di vedere questo film, devo precisare che il seguente articolo contiene alcuni piccoli spoiler!

Uscito nel 2001, il primo film di Final Fantasy è famoso sopratutto per essere stato un flop commerciale di dimensioni epiche, tanto da condurre la Sony Pictures quasi alla bancarotta.

220px-final_fantasy_the_spirits_within_(2011_film)_posterPer iniziare farò un breve sunto della trama:

Anno 2065. La terra è stata invasa dai Phantoms, strane entità aliene che hanno la capacità di assorbire l’anima degli esseri umani. Ciò che rimane dell’umanità vive nelle ultime città esistenti, protette e racchiuse in grandi barriere.

La protagonista della storia è Aki Ross, una scienziata tormentata da enigmatici sogni alieni. Insieme al Dottor Cid (poteva forse mancare un Cid?) è alla ricerca di misteriosi spiriti (sparsi per il mondo e tra le diverse forme di vita) che insieme potrebbero fornire la chiave per fronteggiare la minaccia dei Phantoms. Alla missione si unirà anche il gruppo di soldati Deep Eyes guidati da Gray Edwards (vecchia conoscenza di Aki).

La strana situazione della scienziata (entrata in contatto con gli alieni e quindi infetta, ma sopravvissuta grazie al potere di uno degli spiriti da lei tanto cercati) fa però insospettire il Generale Hein, scettico non solo per quanto riguarda la teoria di Aki e Cid, ma anche nei confronti della stessa capacità di giudizio della donna.

Ok, breve sunto un cavolo…

Appena uscito in DVD, mi fiondai a comprarlo: mi entusiasmò così tanto che quando venni a sapere che era stato un fallimento al botteghino (malgrado il buon successo di critica) ne rimasi sconcertata. Oggettivamente, questo film ha contribuito a segnare l’inizio di un modo diverso di sfruttare la computer grafica: è stato infatti il primo lungometraggio fotorealistico girato per intero in computer grafica, grazie anche all’utilizzo della motion capture (una costante nel mondo videoludico di oggi, ma all’epoca poco considerata). Il fatto che un attore del calibro di Tom Hanks abbia manifestato la sua preoccupazione di un’eventuale minaccia per gli attori in carne ed ossa da parte di personaggi digitali la dice lunga sulla qualità del lavoro dietro The Spirits Within.

Perché allora fu un insuccesso?

Ho sentito dire di tutto su quest’opera, ma il commento che mi ha sempre dato più fastidio è quello secondo cui “non meriterebbe di essere considerato un vero Final Fantasy”. Questa frase rivela un punto fondamentale: le critiche più feroci sono venute proprio dagli appassionati della saga videoludica.

Come rispondere a questa opinione diffusa? Credo che il modo migliore sia quello di citare lo stesso Hironobu Sakaguchi, regista nonché ideatore del soggetto:

“Non penso di essere bravo a creare giochi d’azione. Preferisco narrare storie

Ciò che intendeva fare Sakaguchi non era esportare un GDR al cinema (vorrei far notare che non tutto quello che funziona in un videogioco risulta altrettanto efficace sul grande schermo: un esempio è quell’obbrobrio carnevalesco di Bahamut in Final Fantasy VII: Advent Children, altra opera tswche ho adorato. Se avessero usato come modello il più semplice – ma più minaccioso – Bahamut di FFIX, credo che il film ne avrebbe giovato), ma semplicemente narrare una bella storia (in realtà non c’è davvero niente di semplice in questo). È quello che ha sempre fatto con i suoi giochi, ed è per questo che le sue opere sono così speciali. Final Fantasy VII (l’esempio più ovvio) è un GDR fantastico, ma ciò che lo rende diverso da ogni altro gioco sono le emozioni che suscita la sua storia (e di conseguenza le traversie dei suoi personaggi). Ovvio che non ha fatto tutto da solo (potrei citare Uematsu e Nomura, tanto per indicare i più famosi), ma senza Sakaguchi sarebbe potuto nascere? A riprova di questo ritroviamo la teoria di Gaia, una delle fondamenta del VII (paradossalmente – ricordando la succitata critica – il capitolo che ha più cose in comune con The Spirits Within): Gaia (Lifestream?) è composta dalle anime dei suoi abitanti e, proprio come le sue creature, vive e soffre.

Ovviamente, come ogni film, può piacere e non piacere, ma siccome il blog si chiama NetsunaConsiglia, l’unico parere che conta è il MIO! Muhahahah!

Ok, scherzi a parte, la mia modesta opinione è che Final Fantasy: The Spirits Within sia una bella storia, resa profonda e commuovente dalla lealtà e dal sacrificio dei suoi personaggi. Sakaguchi è un maestro nel raccontare grandi storie con delicatezza e profondità, e questo film è quasi un manifesto del suo modo di raccontare.

Vi invito dunque a recuperare questa perla e a lasciar perdere i vecchi pregiudizi.

Se non avete mai acquistato neanche Final Fantasy VII: Advent Children e Final imagefftcFantasy XV: Kingsglaive, credo che possiate ancora trovare in giro il cofanetto (si chiama Final Fantasy Collection) con tutti e tre i film.

Nota triste: come ho scritto in precedenza, ero già in possesso di The Spirits Within, e, aggiungo, anche di Advent Children e Kingslaive, quindi non avevo necessità di prendere il cofanetto. Ebbene, da brava Final Fantasy-dipendente l’ho preso lo stesso. Perché? Solo perché dentro c’è l’edizione due dischi di Advent Children (l’immagine qui di fianco è quella del cofanetto inglese, ma se siete interessanti a quello italiano, posso rassicurarvi sul fatto che l’indicazione “edizione due dischi” è scritta chiaramente sulla copertina), ergo: per recuperare qualche soldino dovrò rivendere i doppioni. La dipendenza è una brutta cosa.

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